IVª Domenica di Pasqua

Dal Vangelo di Giovanni 10,11-18

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

IL DONO DELLA VOCAZIONE

In questa domenica di preghiera per le vocazioni, la Chiesa ci propone il Vangelo del Buon Pastore. Proprio i primi versetti ci aiutano a capire cosa significa che Dio si offre per noi: ”Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore”. Il suo “Dare la vita che noi gustiamo nel sacrificio eucaristico”. Proprio noi consacrati a Dio nel dono del sacerdozio, viviamo l’Eucarestia, offriamo l’Eucarestia al mondo. Una parrocchia senza Messa è una parrocchia vuota. Una chiesa senza Messa diventa un salone, che sia di giochi, solidarietà ecc,… ma non è Chiesa. Una persona che si dice cristiana e non sente il desiderio della Messa non ha capito nulla di Gesù e del suo amore. Non è entrato in relazione con Lui. Gli uomini e le donne, chiamati a vivere la propria vita totale in Cristo, questa scelta di essere Suoi, fa sì che ogni nostro passo non sia fatto invano, non sia un cammino ma diventi un pellegrinaggio, un andare verso… la realizzazione della nostra vocazione. Ogni vocazione, se vissuta in quel desiderio pieno e vero, chiede responsabilità. Fatica e sofferenza: La gioia è un frutto che nasce dalla sacrificio del seme. In questo cammino, cerchiamo e viviamo il desiderio di Dio, della sua compagnia. Come riporta il brano del vangelo: ”Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”. Vivere quel rapporto intimo col Padre, vivere quell’unione che ci fa famiglia. In questo cammino di scelte, quella di essere prima di avere, ci porta a guardare oltre la sola apparenza, la delusione e spesso apatia del cammino pastorale. Il Buon pastore ci fa forti, nello scegliere di seguirlo. Oggi ci si preoccupa che le vocazioni sono diminuite. Si valutano le cause e si fanno proposte, ma sempre una rimane attuale e Gesù stesso ce lo insegna: ”La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!». Non tutti siamo chiamati alla vita consacrata, ma tutti siamo chiamati ad essere protagonisti nella preghiera e sensibilizzazione per le vocazioni.

Don Marco