Commento al Vangelo della Domenica

Dal Vangelo SECONDO Giovanni 2, 13 – 25
Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Dio gradisce l’offerta della tua vita se viene dal tuo cuore.
Il gesto provocatorio compiuto da Gesù, descritto così pittorescamente da Giovanni nel vangelo di oggi, intende contestare lo schema religioso mercantile, che stava alla base di una ormai lunga tradizione popolare, che aveva ridotto la «casa del Padre suo», il Tempio di Gerusalemme, a un «mercato». Gesù enuncia un radicale cambiamento, che supera definitivamente questa mentalità da mercanti, che purtroppo perdura anch’ora oggi presso molti cristiani. I discepoli capirono il vero senso del gesto di Gesù solo dopo la sua Risurrezione, annota Giovanni. Il tempio della dimora divina tra gli uomini viene ora identificato con il corpo del Risorto: Lui era, nella sua persona, il vero tempio di Dio. Ecco perché l’episodio è collocato dall’Evangelista nella vicinanza della festa di Pasqua. Il vero tempio di Dio non è più un luogo materiale dove si può comprare la salvezza, ma è il luogo teologico della Persona stessa del Salvatore, che dona gratuitamente la salvezza a tutti coloro che credono in Lui. Si tratta di un cambiamento radicale di prospettiva, che non abolisce del tutto il tempio, ma lo “porta a compimento” nel suo significato più alto, secondo il piano divino della storia della salvezza, incentrato in Cristo Risorto. L’antica idea sacrale del tempio non è più condivisa né dalla Chiesa primitiva, né dai Padri più antichi. Nella sua prima lettera, l’apostolo Pietro asserisce che ogni cristiano è pietra viva e santa che contribuisce a edificare il tempio spirituale che è la comunità cristiana: la Chiesa tempio rimanda alla Chiesa Comunità, Corpo mistico del Cristo e a ciascuno di noi tempio vivo dello Spirito. E’ proprio il nostro corpo il nuovo tempio del culto di Dio. Così anche il nostro culto a Dio è interiore perché anche noi possiamo offrire la nostra vita, e consumarla per amore. Dio gradirà il nostro culto spirituale unito all’offerta di Gesù se anche noi offriremo per amore di Dio tutte le azioni della nostra giornata: le gioie e le sofferenze, i successi e le umiliazioni. Tutto Dio gradisce se è fatto per amore e viene dal nostro cuore.
Don Marco

Il Papa dice che non dobbiamo essere indifferenti…
La lettera enciclica di Papa Francesco: “Fratelli tutti”
Mercoledì 24 febbraio alle 16,00 il Gruppo Missionario guidato dalla responsabile Adriana si è riunito per riflettere sulla Lettera enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco. Quasi tutti i membri del gruppo erano presenti. Don Marco ha condotto l’incontro dove ognuno dopo aver letto personalmente la lettera ha riportato nel gruppo le proprie impressioni. I partecipanti sono intervenuti sottolineando alcuni passi della lettera che più avevano fatto breccia nel cuore. Ecco le riflessioni emerse: il Papa ci invita a non essere indifferenti ma cercare di dare aiuto a chiunque ce lo chiede. Per primi dobbiamo avvicinarci a chi ha bisogno di noi. Ci sono persone che non chiedono aiuto: siamo noi che dobbiamo aprire gli occhi e, per primi, e andare verso di loro con discrezione e delicatezza. Il Papa e i migranti: lui stesso si definisce migrante. Tanti lo sono, e noi dobbiamo rispondere con l’accoglienza.. promuovere ed integrare. Il Papa insiste poi che occorre coltivare molto il dialogo e le amicizie sociali: questo è accogliere. L’accoglienza dovrebbe essere parte di noi, tanto che se gli altri non vengono verso di noi dobbiamo noi andare verso di loro. Ecco le parole su cui il santo Padre insiste: accogliere, proteggere, promuovere ed integrare. Purtroppo però troppo spesso la coscienza è anestetizzata poiché vige oggi il dominio dell’individualismo. Purtroppo a volte la religione è guardata con sufficienza se non con disprezzo perché non sarebbe razionale, ma in tal modo si spegne la sapienza. Non ci deve essere spazio solo per gli scienziati, che pure sono importanti per lo sviluppo del sapere, ma anche per la sapienza della vita che è portata dalla fede. La politica nel senso nobile del termine. Anche chi è religioso deve interessarsi della politica nel senso che ci si deve interessare della società. La chiesa guarda con interesse la società e si adopera per l’uomo e la pace. La chiesa deve essere aperta. La chiesa è madre ed è in uscita per accompagnare la vita ed essere segno di unità. Se la musica del vangelo smette di suonare avremo spento la melodia che aiuta l’uomo. Infine tutti concordano sullo stile colloquiale della lettera che non è per nulla un discorso accademico. Il filo rosso che lega tutto il testo è il sogno di papa Francesco e cioè un pianeta in cui tutti abbiano casa, terra e acqua. O si imbocca la strada della fratellanza o non ci salviamo. Essere fratelli non significa essere omologati o dello stesso continente. Bellissimo il commento della parabola del buon samaritano: un vero esempio di fraternità. La parabola del buon samaritano è al centro della lettera. Egli da’ il suo tempo, ha interrotto il suo viaggio e sarebbe tornato ancora per prendersi cura del malcapitato. Il tempo trascorso insieme è volato. Il Santo Padre ci ha dato tanti spunti per ragionare insieme. Grazie Santo Padre!
AVVISI
Papa Francesco proclama l’anno di San Giuseppe e concede una speciale indulgenza plenaria
Città del Vaticano – A 150 anni del Decreto Quemadmodum Deus, con il quale il Beato Pio IX dichiarò San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica, e a cinque anni dall’inizio del Giubileo Straordinario della Misericordia, Papa Francesco indice un anno speciale dedicato a San Giuseppe che si concluderà l’8 dicembre 2021.