Il Lettore della Parola di Dio

IL LETTORE DELLA PAROLA DI DIO


Da molti di voi emerge la necessità che la parola di Dio proclamata in chiesa sia letta con chiarezza, dignità e ben compresa da tutti. Per questo nella nostra parrocchia sarà costituito il gruppo dei lettori. Non sarà  un gruppo riservato a qualcuno, ma aperto a tutti coloro che vogliono leggere in chiesa. Aiuterà i lettori a prepararsi bene per proclamare la Parola di Dio nell’assemblea organizzandoli in turni in modo che possano leggere preparandosi per tempo.   

Chi è il Lettore?

Il Lettore è la persona che proclama la Scrittura all’assemblea durante la Messa (ad esclusione del Vangelo, che è proclamato solo da diaconi e sacerdoti).  Il Lettore, istituito o di fatto, è il ministro della proclamazione della Parola: deve “proclamare”, cioè “dire a voce alta, a nome di un altro, a favore degli altri“.

Leggere o proclamare?

Proclamazione è simile a “risurrezione”: la testimonianza, sepolta nella pagina scritta, risorge e si fa di nuovo parola viva. Anche nel dialogo tra Dio e l’uomo occorre attivare bene la mediazione: chi esercita questo ministero dovrebbe avere grande senso di responsabilità. La parola di Dio non può essere sprecata per improvvisazione, perché si chiama il primo disponibile; né per disattenzione o superficialità, perché la lettura è frettolosa, con dizione approssimativa o dialettale; né per infantilizzazione perché si ricorre a lettore-baby. Il lettore dovrebbe attivare una mediazione obiettiva e umile; non dovrebbe attirare su di sé l’attenzione dei fedeli con toni retorici, drammatici, patetici, da attore.

Quando?

Il lettore non sostituisce i sacerdoti o i diaconi, ma svolge un vero e proprio compito previsto dalla liturgia e che deve essere affidato ai laici.

Chi può svolgere il compito di lettore?

Possono essere lettori sia gli uomini che donne.

E’ un ministero?

Sì, è in gran parte un ministero di fatto.  E’ anche un ministero istituito. Scrive il Papa che “la scelta di conferire anche alle donne questi uffici, che comportano una stabilità, un riconoscimento pubblico e il mandato da parte del vescovo, rende più effettiva nella Chiesa la partecipazione di tutti all’opera dell’evangelizzazione”.