IV DOMENICA DI PASQUA

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI 10, 11-18

In quel tempo Gesù disse: “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.”

IL BUON PASTORE OFFRE LA VITA…

mentre Gesù pronunciava queste parole, gli Apostoli non avevano capito che parlava di se stesso. Giovanni stesso lo  comprese sul Calvario, ai piedi della Croce, vedendolo offrire la vita per “le sue pecore”. Quando venne per lui e per gli altri Apostoli il tempo di assumere questa stessa missione, allora si ricordarono delle sue parole. Si resero conto che, soltanto perché aveva assicurato che sarebbe stato lui stesso ad operare per mezzo loro, essi sarebbero stati in grado di portare a compimento la missione. Ne fu ben consapevole in particolare Pietro, che ammoniva gli anziani della Chiesa: “Pascete il gregge di Dio che vi è affidato” (1 Pt 5, 2). Nel corso dei secoli i successori degli Apostoli, guidati dallo Spirito Santo, hanno continuato a radunare il gregge di Cristo e a guidarlo verso il Regno dei cieli, consapevoli di poter assumere una così grande responsabilità soltanto “per Cristo, con Cristo e in Cristo”. Scriveva San Giovanni Paolo II: “Questa medesima consapevolezza ho avuto io quando il Signore mi chiamò a svolgere la missione di Pietro in questa amata città di Roma e al servizio del mondo intero. Sin dall’inizio del pontificato, i miei pensieri, le mie preghiere e le mie azioni sono state animate da un unico desiderio: testimoniare che Cristo, il Buon Pastore, è presente e opera nella sua Chiesa. Egli è in continua ricerca di ogni pecora smarrita, la riconduce all’ovile, ne fascia le ferite; cura la pecora debole e malata e protegge quella forte (Ez 34,16). Ecco perché, sin dal primo giorno, non ho mai cessato di esortare: “Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà!”. Ripeto oggi con forza: “Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!” Lasciatevi guidare da lui! Fidatevi del suo amore!””. Solo in questa prospettiva la nostra comunità sarà capace di generare vocazioni tra i nostri giovani generosi e con il desiderio di essere del Signore. Una comunità senza vocazioni e come una famiglia senza figli, noi invece vogliamo essere una comunità viva e feconda, una comunità di preghiera e missionaria. Don Marco