III DOMENICA DI PASQUA – SAN GIORGIO PATRONO DI FERRARA

Dal Vangelo di Luca 24, 13–35

Ed ecco, in quello stesso giorno due dei discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». …

GESÙ È LA REALTÀ PIÙ GRANDE.

I

l Vangelo di oggi, ambientato nel giorno di Pasqua, racconta l’episodio dei due discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35). È una storia che inizia e finisce in cammino. C’è infatti il viaggio di andata dei discepoli che, tristi per l’epilogo della vicenda di Gesù, lasciano Gerusalemme e tornano a casa, a Emmaus, camminando per circa undici chilometri. È un viaggio che avviene di giorno, con buona parte del tragitto in discesa. E c’è il viaggio di ritorno: altri undici chilometri, ma fatti al calare della notte, con parte del cammino in salita dopo la fatica del percorso di andata e tutta la giornata. Due viaggi: uno agevole di giorno e l’altro faticoso di notte. Eppure il primo avviene nella tristezza, il secondo nella gioia. Nel primo c’è il Signore che cammina al loro fianco, ma non lo riconoscono; nel secondo non lo vedono più, ma lo sentono vicino. Nel primo sono sconfortati e senza speranza; nel secondo corrono a portare agli altri la bella notizia dell’incontro con Gesù Risorto. I due cammini differenti di quei primi discepoli dicono a noi, discepoli di Gesù nell’ Oggi, che nella vita abbiamo davanti due direzioni opposte: c’è la via di chi, come i discepoli all’andata, si lascia paralizzare dalle delusioni della vita e va avanti triste; e c’è la via di chi non mette al primo posto sé stesso e i suoi problemi, ma Gesù che ci visita, e i fratelli che attendono la sua visita, cioè i fratelli che attendono che Noi ci prendiamo cura di loro. Ecco la svolta: smettere di gravitare attorno al proprio Io, alle delusioni del passato, agli ideali non realizzati, a tante cose negative che sono accadute nella propria vita. Tante volte noi siamo portati a orbitare nel passato… dobbiamo lasciare questo atteggiamento e andare avanti guardando alla realtà più grande e vera della vita: Gesù che è vivo, e che mi ama. Questa è la realtà più grande, e se allora questa è la realtà, Io cosa posso fare per gli altri?

Don Nicola