III DOMENICA DI AVVENTO

Dal Vangelo di Matteo 11, 2-11

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

LA CARITA’ DI GESU’ VERSO OGNUNO DI NOI

G

iovanni voleva essere certo che suo cugino, come le aveva detto mamma Elisabetta, fosse il Messia. Egli era in carcere perché aveva condannato pubblicamente la condotta di Erode. Giovanni era certo che dovesse venire il Messia, ma non riusciva a cogliere il senso della sua missione. Gesù risponde a Giovanni indicando i segni della potenza messianica: la vista ridonata ai ciechi, la salute ai lebbrosi, ecc.. unita al più alto segno della carità di Dio verso di noi: “ai poveri è annunciato il Vangelo”. Chi sono i poveri? Sono coloro che si affidano totalmente a Dio. Questi sono i suoi prediletti, non perché Dio faccia differenze – Dio ama tutti indistintamente – piuttosto perché queste persone si affidano totalmente a Lui. Sanno di contare solo su di Lui, vera ricchezza. La ricchezza di un uomo è la “cosa” su cui egli si poggia, ciò che lo sostiene, ciò in cui l’uomo mette la propria fiducia. Se Dio è la vera ricchezza (carità) e in lui si pone la fiducia, tutto il resto passa in secondo piano. Chi viene afferrato da Cristo è felice di aver accolto il vangelo e diventa lui stesso carità per Dio ed il fratello. Avendo scoperto l’Amore, diventa egli segno di quell’amore che ha ricevuto. Egli sa aprire la sua mano verso il povero, perché egli stesso si sente povero. Guardiamoci dall’anti-carità: fai da solo, non ti fidare né di Dio nè degli altri! Abbracciamo invece la carità, diventando ricchi di Dio! Quando infatti guardiamo a noi stessi e riconosciamo quanto è fragile la nostra vita e quanto la nostra povertà pervada ogni aspetto della nostra esistenza, allora possiamo riconoscere anche che, se ci siamo, non è grazie a noi. Ciò che gustiamo e di cui godiamo, a partire dalla vita stessa, ci è stato dato in dono. Questa è la povertà vera che ci insegna a trovare la vera ricchezza, cioè a porre la nostra fiducia nel Padre, il datore di ogni dono. Quando siamo deboli allora siamo forti perché sperimentiamo che Tu, Signore, ci dai la grazia di cui abbiamo bisogno.

Don Marco