Dal Vangelo di Luca 14,1.7-14
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti.
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Donare con gratuità
“Quando offri un pranzo non invitare parenti amici fratelli vicini…” non invitarli, perché tutto non si chiuda nell’equilibrio illusorio del pareggio tra dare e avere. Ma invita poveri, storpi, zoppi, ciechi: quattro gradini che ti portano oltre il circolo degli interessi e del tornaconto, nei territori della gratuità. Riempiti la casa di quelli che nessuno accoglie infatti ci parla di un Dio che ama in perdita, ama senza clausole, senza calcolare, che entra in quelle vite scure come una offerta di sole, un gesto che renda più affettuosa la loro vita. Per noi, tutti prigionieri dello schema dell’utilità e dell’interesse, quale scopo, quale risultato potrà mai avere un invito rivolto ai più poveri dei poveri? La spiegazione che Gesù offre è paradossale: sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Non hanno cose da darti, e allora hanno se stessi, la loro persona e la loro gioia da darti. L’amore non ha altra ragione che l’amore stesso. E sarai beato: perché Dio regala gioia a chi produce amore. Questo è il terzo banchetto di Gesù in casa di farisei, fieri avversari del maestro e al tempo stesso affascinati da lui. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: quando sei invitato va a metterti all’ultimo posto. Non per umiltà, non per mortificazione, è questione di vangelo, di bella notizia: l’ultimo posto è il posto di Dio, venuto non per essere servito, ma per servire, il posto del “Dio capovolto” mostrato da Gesù. Nella vita siamo sedotti da tre verbi malefici, che fanno il male dell’uomo e della donna, e per questo li possiamo definire “maledetti”, e sono: prendere, salire, dominare. Ad essi Gesù oppone tre verbi “benedetti”, che contengono e generano il bene della persona, e sono: dare, scendere, servire. Dare per primo, senza calcolare, generosamente, dissennatamente. Scendere, come il buon samaritano dalla sua cavalcatura, come l’invitato che scala all’ultimo posto. Servire, prendersi cura della vita in tutte le sue forme: «compito supremo di ogni esistenza è quello di custodire delle vite con la propria vita».
Don Marco